
Concerti al buio. Tutto si svolge davanti ai suoi occhi ma lui non può vedere, non con gli occhi. Gli occhi degli spettatori, invece, sono ovunque.
Concerti al buio
Il Maestro Fabrizio Sandretto, il pianista del buio, porta al pubblico la “sua” musica e propone concerti al buio, in sale senza luci per consentire a chi ascolta di entrare nel suo mondo fatto di luce interiore. La musica torna così ad essere proposta non solo sul piano delle “poetiche” e delle aspirazioni ma anche di percezione della realtà culturale.
Il senso di un concerto al buio libera la forma pura, al di là di ogni materialità, e trova corrispondenza tra lo spartito e lo stile. I concerti al buio invitano ad unire sostanza e forma di un’identità varcando il confine materiale di vita, un concetto negoziabile e diverso da cultura a cultura, diverso per chi vede e chi vedere non può, non con gli occhi. Il linguaggio della musica e la corporeità del buio interagiscono sortendo un effetto di solidarietà armonica tra il Maestro e gli spettatori che diventano compagni di esperienza.
Il pubblico ha esigenze sempre più esigenti, il Maestro Sandretto offre del coinvolgimento corporeo, l’esperienza del buio, seducendo lo spettatore con il valore che nasce dalla tensione tra una mancanza (la vista) ed il piacere (coinvolgimento) emozionale. La vista è un valore per chi non c’è l’ha e lo spettatore calato nella realtà sensoriale del Maestro Sandretto può, attraverso il concerto al buio, condividere l’emozione di tradurre le note nel linguaggio braille in musica. Il buio, la mancanza della vista accresce il valore della vista stessa, non tanto per il Maestro (che non è abituato a vedere) quanto per lo spettatore che si trova privato improvvisamente. Ecco che il testo musicale è in grado di sedurre l’ascoltatore perché sa suscitare in lui il desiderio, il valore adeguato. È la curiosità di sperimentare il buio (che fa paura) la vita in assenza della vista, ciò che muove la maggior parte di chi assiste al concerto al buio e, soddisfatta la curiosità, prova piacere. La comprensione del mondo interiore, al di là dei colori, superare le fragilità colma i vuoti dello spazio tra il Maestro e lo spettatore, l’intrecciarsi tra le note e la vita diventa storia, la messa in scena di una mancanza è trasformata in arte, quella musicale che, partendo da un desiderio, arriva alla soddisfazione di un piacere, il coinvolgimento di sperimentare una realtà diversa e apprezzare meglio e totalmente il testo e l’interpretazione musicale. La traduzione in note di un percorso emotivo applicato ad uno spartito e le condizioni di buio avvicinano il Maestro al suo pubblico in un concerto che ristabilisce equilibrio tra le parti e la condivisione di ciò che manca, la vista e ciò che si prova, il piacere.
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